Legamento, menisco, distorsione ginocchio, artroscopia ginocchio
Gonalgia è il termine con cui si definisce, in modo generico, un dolore al ginocchio, senza definirne con precisione la causa. Il ginocchio è un’ articolazione formata da strutture ossee (femore, tibia e rotula) che sono rivestite da uno spesso strato di cartilagine. La stabilità articolare “passiva” è garantita da robusti legamenti (crociati e collaterali) e dai menischi che svolgono, inoltre, un effetto ammortizzante. Il movimento e la stabilità “attiva” sono assicurati, invece, da potenti gruppi muscolari che si inseriscono sulla rotula, sulla tibia, sul femore e sulla testa del perone.
Ciascuna struttura che contribuisce a formare il ginocchio può, in maniera isolata oppure in associazione, essere all’origine della sintomatologia dolorosa lamentata dal paziente. Una accurata anamnesi, ottenuta semplicemente “ascoltando” per qualche minuto ciò che il paziente stesso ha da raccontare, associata ad un approfondito esame obiettivo (cioè la visita del paziente), unitamente alla visione di un esame radiografico dell’articolazione interessata, permettono all’ortopedico di formulare una diagnosi corretta nella maggior parte dei pazienti. Nei casi più complessi, lo specialista potrà, inoltre, avvalersi di sofisticati esami diagnostici come la TAC e/o la RMN. Purtroppo, negli ultimi dieci anni, si è assistito, invece, ad un’inversione di tendenza. Sempre più frequentemente, infatti, i pazienti, all’insorgere della gonalgia, si rivolgono al medico curante con la richiesta di poter eseguire in tempi brevissimi (cioè subito) una RMN e solamente in un secondo tempo si rivolgono allo specialista ortopedico. Esiste infatti la convinzione che la “risonanza” permetta di “vedere” qualunque cosa e che sia, dunque, in grado di formulare la diagnosi nel migliore dei modi. Sfortunatamente, però, tale metodica, non è così precisa come si crede: esistono infatti falsi positivi e falsi negativi. Va ricordato inoltre, che esistono patologie che non sono organiche, ma funzionali, e che quindi non possono essere diagnosticate con esami strumentali ma semplicemente con un accurato esame obiettivo.
L’esempio più eclatante ci viene offerto quotidianamente da quei pazienti che soffrono di dolore al ginocchio causato da un “malfunzionamento” dell’articolazione femoro-rotulea. Essi lamentano l’insorgenza atraumatica, improvvisa, del dolore che molto spesso è localizzato in sede meniscale mediale, ma che si irradia posteriormente a livello del cavo popliteo. Il dolore “accompagna” il/la paziente durante tutto l’arco della giornata, essendo presente anche a riposo e durante la notte. Esso è aggravato da alcune attività come lo scendere/salire le scale, alzarsi dalla posizione seduta, stare con le gambe accavallate per periodi di tempo prolungati. Il paziente riferisce inoltre la sensazione di cedimento articolare e la sensazione di impaccio provocato da un versamento articolare. Se valutati in modo superficiale tali sintomi possono condurre all’errata diagnosi di rotture meniscali, legamentose, di cisti poplitee, che conducono il paziente al tavolo operatorio per essere sottoposti ad una artroscopia che, nella maggior parte dei casi, non solo non risolve la sintomatologia dolorosa ma talvolta contribuisce ad aumentarla. Il trattamento conservativo invece, garantisce, quasi sempre, una risoluzione completa del quadro clinico Talvolta, infine, gli esami radiografici troppo sofisticati possono evidenziare patologie che in realtà non hanno nulla a che vedere con la sintomatologia lamentata dal paziente stesso. La rottura di un menisco in un paziente anziano con un’artrosi importante non potrà essere trattata con una semplice artroscopia.
In conclusione, l’anamnesi accurata e l’esame obiettivo rimangono gli elementi cardinali per formulare una diagnosi corretta che permetta di intraprendere il giusto percorso che porti alla risoluzione del problema lamentato dal paziente.